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Articolo de L’Eco di Bergamo – Fonti rinnovabili e circolarità. Daema esalta la lana merino

Daema, azienda bergamasca specializzata in abbigliamento sportivo in lana merino, sta rivoluzionando il concetto di design circolare. Fondata nel 2020 da Daniela Manzoni, un'appassionata di tennis e sostenibilità, l'azienda si impegna a creare capi tecnici che siano sia ecologici che alla moda. La lana merino, una fibra naturale con proprietà traspiranti e antibatteriche, è il cuore delle loro collezioni. Ma Daema va oltre la produzione sostenibile: offre anche un modello di consumo responsabile, consentendo ai clienti di pre-ordinare i capi e di restituirli per una seconda vita. La loro filosofia di design circolare si estende anche alla trasformazione dei prodotti in accessori come borse e zaini. Con una filiera sostenibile interamente italiana e un impegno per la qualità e l'accessibilità, Daema sta facendo la differenza nell'industria dell'abbigliamento sportivo. Unisciti a loro nella rivoluzione verso una moda sostenibile e di alta qualità.

(Leggi qui sotto o vai all’articolo originale de L’Eco di Bergamo http://daema.it/20230706bergamo_11ABSTRACT.pdf)

Circolarità fin dal design per una reale sostenibilità. È la filosofia di Daema, azienda bergamasca specializzata in abbigliamento sportivo in lana merino, una fibra naturale con proprietà ancora poco sfruttate nel settore. “Ho fondato Daema con un’amica nel 2020, in piena pandemia”, racconta Daniela Manzoni, laureata in Giurisprudenza e cresciuta in una famiglia di imprenditori del settore dell’abbigliamento donna e bambino di alta gamma, dove ha maturato le sue prime esperienze lavorative prima di approdare in due multinazionali, come responsabile acquisti in una e giurista d’impresa nell’altra, professione che continua ad esercitare come consulente.

“Dopo vent’anni di lavoro da dipendente ero alla ricerca di un’idea imprenditoriale – continua -. Essendo un’appassionata giocatrice di tennis, sentivo il bisogno di capi tecnici che non fossero sintetici e neppure omologati, così ho iniziato uno studio sui tessuti, arrivando a scoprire le straordinarie caratteristiche della lana merino: i popoli sahariani, abituati a forti escursioni termiche, sanno da sempre che è una fibra traspirante, capace di allontanare l’umidità dal corpo, ma anche antibatterica, infatti evita la formazione di cattivi odori e perciò necessita di meno lavaggi”.

Forte di queste considerazioni, Daema ha messo a punto una linea 100% made in Italy per il tennis, il padel e il golf (“ma non solo, perché si tratta di modelli sporty-chic che possono essere indossati anche fuori dal campo”, puntualizza Daniela Manzoni) pensata per avere un impatto ambientale bassissimo.

“Tutta la nostra collezione ha la circolarità nel Dna, perché ogni prodotto nasce da fibre rinnovabili ed è pensato per avere una seconda vita – spiega l’imprenditrice -. Proponiamo, infatti, un modello responsabile non solo in fase di produzione, ma anche di consumo: per evitare sprechi i nostri capi possono essere acquistati anche in pre-ordine sul nostro sito e, alla fine del loro primo ciclo di vita, possono essere riconsegnati a Daema per essere trasformati in borse, sacche, zaini o portascarpe dotati, come tutti i nostri prodotti, di certificato di autenticità digitale con tecnologia blockchain”.

Nei suoi primi due anni Daema ha portato avanti importanti investimenti in ricerca e sviluppo anche grazie alla vincita di diversi bandi per l’imprenditoria, nel 2021 ha messo sul mercato la prima collezione e a gennaio 2022, dopo l’uscita della socia di minoranza, è diventata una società unipersonale.

“La nostra è una filiera sostenibile interamente Italiana – sottolinea Daniela Manzoni -. Per tutte le lavorazioni ci appoggiamo a laboratori del territorio, fra Bergamo, in particolare Caravaggio, Biella e Varese. Trattandosi di prodotti di alta gamma, realizzati con tessuti pregiati, puntiamo sulla vendita diretta al consumatore tramite il nostro sito di e-commerce per mantenere accessibili i prezzi”. Ma Daema intende crescere: nell’arco di tre anni è infatti prevista una parziale internalizzazione della produzione con una differenziazione dei canali di vendita.

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