Nel corso della serata conclusiva del torneo ‘Giallissimo di Settembre’, la Dott.ssa Vanessa Costa, Psicoterapeuta e Psicologa dello Sport, ha condiviso preziose conoscenze legate alla psicologia nello sport, rispondendo alle domande dei partecipanti su temi quali la gestione delle emozioni, le prestazioni sotto pressione e il benessere mentale, aspetti fondamentali specialmente negli sport individuali, come la corsa, il tennis e il golf.
Con grande piacere mettiamo a disposizione il contenuto dell’intervento della Dott.ssa Costa.
Saluti di presentazione e introduzione
Dopo il saluto rivolto alla Dr.ssa Costa da parte di Daniela Manzoni, CEO & Co-Founder di Daema, la Dr.ssa Costa introduce l’argomento dell’intervento:
“Buonasera a tutti, è un piacere essere qui e vorrei innanzitutto esprimere la mia gratitudine a Daniela e al Tennis Club Bergamo per avermi invitato a condividere questa serata speciale. Per dare inizio a questa conversazione, mi piacerebbe raccontarvi un po’ di me e illustrarvi cosa significhi lavorare nel campo della psicologia dello sport.
Fin dall’inizio della mia carriera professionale, ho coltivato la passione per la mente e il suo funzionamento, unita a un grande amore per lo sport. Per questo motivo, oltre a svolgere il lavoro di psicologa e psicoterapeuta, ho intrapreso un percorso di studio ottenendo un master in psicologia dello sport. Nel tempo, ho avviato progetti e collaborazioni nel mondo dello sport, concentrandomi principalmente su discipline individuali come il tennis e il golf, lavorando con atleti di diverse età e livelli di esperienza, sia individualmente che in team con alcuni colleghi. Recentemente, ho partecipato a un progetto di ricerca sulla genitorialità nello sport, un aspetto affascinante e rilevante, ma spesso trascurato.
Di cosa si occupa la psicologia dello sport?
“In breve, la psicologia dello sport si occupa di due aspetti fondamentali” continua la dr.ssa Costa.
“1. Migliorare le prestazioni sportive tramite l’allenamento mentale: Questo include l’uso del mental training per ottimizzare le capacità cognitive e mentali degli atleti, contribuendo a massimizzare il loro potenziale.
2. Promuovere il benessere: La psicologia dello sport non si limita alla performance, ma si occupa del benessere mentale degli atleti all’interno del loro contesto sportivo e di utilizzare lo sport come strumento di riabilitazione, inclusione e prevenzione.
Sottolineare entrambi questi obiettivi è fondamentale, poiché, nonostante la società concentri molta attenzione sulle prestazioni, si sta gradualmente affermando l’idea che il benessere dell’individuo rappresenti un elemento essenziale per eccellere. Negli ultimi anni, atleti professionisti come Naomi Osaka, Simone Biles e Marc Jacobs hanno messo in luce l’importanza del benessere psicologico personale per ottenere risultati eccezionali. Per essere al massimo della performance, è fondamentale sentirsi bene.
Nel mio lavoro con atleti individuali, mi occupo di guidarli nella scoperta di sé stessi, valorizzando le loro abilità e accompagnandoli nelle loro sfide personali. Insegno loro tecniche di mental training mirate per affrontare al meglio la competizione, e incoraggio la crescita e lo sviluppo personale. La mia funzione non è quella di un mago, ma di una guida che lavora in collaborazione con l’atleta. Il successo richiede tempo, dedizione e allenamento costante, sia fisico che mentale.
La psicologia dello sport spesso si svolge al di fuori dei luoghi tradizionali, integrando il lavoro in studio con osservazioni sul campo e sessioni di allenamento in loco. In questa serata, esploreremo alcune delle sfide psicologiche comuni nello sport e come affrontarle in contesti come la maratona e il tennis.”
Ma veniamo alle domande degli ospiti in sala. Qui di seguito alcune delle domande e risposte più significative che hanno caratterizzato questo incontro con la Dr.ssa Costa, con l’obiettivo di offrire ulteriori spunti per migliorare le prestazioni sportive attraverso la preparazione mentale.
Come Affrontare il ‘Muro’ dei 30 km nella Maratona di New York: Consigli di Preparazione Mentale
La prima domanda alla dr.ssa Costa è rivolta da Giulia Cirelli, Delegata per Bergamo della Fondazione Umberto Veronesi.
“Tra meno di un mese, realizzerò il mio sogno di correre la maratona di New York. Sono entusiasta e non vedo l’ora di esserci, ma ho paura del ‘muro’ dei 30 km. Come posso prepararmi psicologicamente?“
“Grazie, Giulia, per la tua domanda, che trovo molto interessante e utile, perché ha una sua rilevanza anche nel tennis e in molte altre discipline sportive” inizia la Dr.ssa Costa.
“Il cosiddetto “muro dei 30 km” rappresenta una sfida significativa per i maratoneti, poiché spesso, raggiunto quel punto, le energie iniziano a esaurirsi, e il corpo non risponde più come all’inizio della gara. Ciò può creare la sensazione di incontrare un vero e proprio ostacolo che rende difficile proseguire e concludere la maratona con successo.
Dal punto di vista mentale, ogni atleta è un individuo unico e può necessitare di un approccio personalizzato. Tuttavia, posso darti alcuni suggerimenti generali.
Prima di tutto, è importante prendere consapevolezza del tuo dialogo interno durante la competizione e lavorare su di esso per trasformarlo da avversario in alleato, creando dentro di te una sorta di “coach interno” capace, da un lato, di motivarti e sostenerti emotivamente e, dall’altro, di fornirti istruzioni chiare e specifiche su come affrontare varie fasi della gara.
Inoltre, nelle settimane che ti separano dalla maratona, potresti sfruttare la visualizzazione. Immagina come potresti sentirti di fronte al “muro dei 30 km”, quali potrebbero essere le difficoltà in quel momento e come vorresti affrontarlo. Immagina quali strategie potresti adottare per superarlo. Questa visualizzazione ripetuta ti aiuterà a sentirti più preparata ad affrontare quel momento.
Ricorda, in situazioni di sforzo fisico prolungato, nella corsa come nel tennis o nel golf, è importante sentire di poter contare sulla propria forza mentale. Anche se ciascun atleta svilupperà tale capacità seguendo un percorso peculiare e soggettivo, questi suggerimenti possono rappresentare una base per iniziare a lavorare sulla tua preparazione mentale.”
Come gestire le emozioni per ottenere prestazioni al massimo e superare le sfide nello sport
Giulia pone la seconda domanda alla Dr. Costa.
“Mi emoziono facilmente durante le gare, specialmente quando c’è molta partecipazione del pubblico, come so avviene durante la maratona di New York. Queste emozioni possono aiutare a darmi la spinta necessaria per continuare la gara. Tuttavia, ho notato che a volte queste emozioni si trasformano in pianto, causando difficoltà nella mia respirazione e portandomi a sentirmi senza aria e in affanno. Come posso gestire questa situazione durante la maratona?”
La Dr.ssa Costa risponde: “Le emozioni svolgono un ruolo cruciale nello sport, sia nella corsa che nel tennis come in tutte le discipline sportive. Se da un lato possono aumentare la motivazione e l’energia, dall’altro possono portare a situazioni estreme come il “pianto” che hai menzionato. Ma le emozioni non sono necessariamente ostacoli; sono le nostre bussole e forniscono informazioni preziose sulla nostra esperienza.
Per gestire efficacemente le emozioni, il primo passo è riconoscerle quando si manifestano. Dai loro un nome e accoglile senza giudizio; non c’è niente di sbagliato nell’aver paura o nell’essere emozionati. Queste emozioni ti comunicano qualcosa di importante. Solo quando sarai in grado di riconoscerle e accettarle potrai adottare delle strategie per regolarle, incanalarle e renderle funzionali alla tua performance.
Nel tuo caso, dove le emozioni si traducono spesso in affanno e pianto, ti suggerisco innanzitutto di lavorare sul riconoscimento dei segnali precoci di questa attivazione emotiva, in modo da poter intervenire su di essi in modo tempestivo e mirato, regolando l’intensità emotiva prima che raggiunga il picco.
Praticare la mindfulness, il self-talk positivo, tecniche di respirazione e rilassamento, nonché la visualizzazione, possono aiutarti a mantenere l’equilibrio emotivo durante la maratona. Ricorda, queste sono competenze che richiedono pratica costante.”
Superare il divario tra prestazioni in allenamento e in partita
Daniela Manzoni rivolge alla dr.ssa Costa la terza ed ultima domanda.
“Come mai spesso nel tennis si ha la sensazione di giocare bene in allenamento e di non riuscire ad esprimere la stessa qualità in partita? Perché accade e come posso superare questo ostacolo?“
“La sensazione di giocare bene in allenamento, ma di non riuscire a ripetere le stesse prestazioni in partita è comune e può derivare da varie cause” risponde la Dr.ssa Costa. “In effetti, questo è un aspetto che riguarda sia il tennis che gli sport in generale.
Uno dei fattori chiave è la motivazione e gli obiettivi. Obiettivi poco chiari o eccessivamente orientati al risultato possono generare ansia e interferire con le prestazioni.
Una gestione inefficace delle emozioni può interferire con la fluidità degli automatismi appresi in allenamento (il famoso “braccino” nel tennis), o con la lucidità nella presa di decisioni durante la partita. Una bassa autostima o una scarsa fiducia nei propri mezzi possono far sentire la sfida del match come insormontabile.
Durante il match, inoltre, l’attenzione può essere catturata da elementi di disturbo esterni o interni, rendendo difficile la concentrazione.
Il mental training nel tennis si concentra proprio su questi aspetti: motivazione, emozioni, autostima e concentrazione. Integrare queste abilità nella tua routine di allenamento quotidiana è essenziale.”
Contatti della dr.ssa Vanessa Costa
Per approfondimenti, la Dr.ssa Vanessa Costa è raggiungibile attraverso questi contatti:
Dr.ssa Vanessa Costa, Psicoterapeuta e Psicologa dello Sport
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